“L’ibisco viola” – il fiore della libertà, Chimamanda Ngozi Adichie

L’ibisco viola” è l’opera d’esordio della scrittrice nigeriana Chimamanda Ngozi Adichie.

Kambili, una ragazzina di quindici anni, vive nel villaggio di Enugu, in Nigeria, insieme ai genitori e al fratello Jaja. La sua famiglia appartiene alla classe più ricca della popolazione, in quanto il padre Eugene è proprietario di un giornale e diverse fabbriche sparse sul territorio. Sono cattolici, si recano in chiesa tutte le domeniche, e per questo sono molto ben visti dagli altri abitanti del villaggio.

Tutto farebbe pensare ad una famiglia perfetta, ma guardando più da vicino, ci si accorge presto che non è così. Il padre Eugene è un cattolico fondamentalista, che considera peccato qualsiasi cosa si discosti dalle Scritture. Si rifiuta persino di parlare con suo padre perché lo considera un pagano, e consente al nonno di vedere i nipoti solo in rarissime occasioni e per un tempo ristretto. Con il passare dei mesi, Eugene diventa sempre più spietato, ed inizia a picchiare la moglie per impedirle di uscire da sola, e ad infliggere ai figli punizioni corporali che rasentano il sadismo.

A questo punto entra in scena Ifeoma, la sorella di Eugene, che poco prima di Pasqua invita i nipoti a passare alcuni giorni da lei nel villaggio di Nsukka, per toglierli anche solo temporaneamente alla follia del padre. Ifeoma è docente presso la più università del Paese e ha una visione aperta del mondo, del tutto opposta a quella del fratello. E’ proprio dal suo giardino pieno di fiori d’ibisco viola, che Kambili annuserà per la prima volta la libertà. Libertà da un padre dispotico, da un Paese in cui le donne vengono maltrattate, libertà di pensiero e di azione. La zia Ifeoma, sfidando Eugene, condurrà la nipote nel difficile passaggio dalla giovinezza all’età adulta, facendole conoscere la libertà, l’indipendenza e l’amore.

Tutto era iniziato lí: il giardinetto di zia Ifeoma accanto alla veranda del suo appartamento di Nsukka aveva cominciato a spazzare via il silenzio. Mi sembrava come l’ibisco viola sperimentale di zia Ifeoma: raro, con un sottofondo fragrante di libertà. Una libertà di essere, di fare”.

Libro intenso, forte, potente, un capolavoro che arriva dalla Nigeria, “L’ibisco viola” ci trasporta in un mondo che non conosciamo e di cui vediamo solo gli emigranti in fuga. Forse siamo abituati a considerare con disprezzo questo Paese, considerandolo poverissimo e pericoloso, poco degno della nostra comprensione e del nostro aiuto.

La storia di Kambili, che parla in prima persona, descrive il suo piccolo villaggio, Enugu, in contrapposizione con il modo esterno. Grazie alla zia Ifeoma, la ragazza arriva ad infrangersi contro la vita vera, per lei ancora sconosciuta.

In questo romanzo giocano un ruolo molto importante i contrasti: l’amore e l’odio, la fede e il fondamentalismo religioso, l’indifferenza e la pietà, l’adolescenza e l’età adulta. Su questi contrasti l’autrice ci permette di conoscere il suo Paese, tanto bello quanto oppresso dal giogo di anni di contrasti interni e di colonialismi stranieri.

Lo stile di scrittura è carico di una marcata sensibilità femminile, forte e al tempo stesso delicata, che ci fa luce su un mondo in continuo fermento politico e religioso, costellato di violenze di ogni tipo.

Un romanzo molto attuale dal punto di vista della situazione del Paese, che ci offre al tempo stesso excursus sui paesaggi, sulle persone e sulla tradizione locale della Nigeria. Un Paese in continuo cambiamento civile e politico, tipico dell’epoca post colonialista, in cui la nazione sta prendendo forma.

La storia delicata e toccante di una ragazzina che ha conosciuto troppo presto l’intolleranza religiosa e il lato più oscuro del suo Paese, la Nigeria.

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