“Phantomatìk” – Gianluca Agomeri

Tempi duri per i servizi segreti italiani. La criminalità organizzata diventa ogni giorno più forte e più radicata, mentre la polizia brancola nel buio. Una notte, durante un’operazione delle forze dell’ordine atta a smascherare un traffico illecito, l’agente Miriam Piccoli viene salvata da morte certa da un misterioso giustiziere mascherato.

Questo è solo il primo di molti aiuti e salvataggi a favore dei servizi segreti. Sembra che l’eroe mascherato, chiamato Phantomatìk dagli agenti, sappia sempre quando c’è bisogno del suo aiuto.

La squadra di agenti che sta seguendo le tracce dell’organizzazione criminale inizia a simpatizzare con questa misteriosa figura, tranne Marcello Vanni, capo dipartimento. In lui, nonostante stia aiutando la sua squadra, Marcello vede un criminale, un fuorilegge che uccide brutalmente i cattivi, e per questo deve essere fermato.

Chi si nasconde sotto il casco nero? Perché sta aiutando la giustizia?

Fin dalle prime pagine, il lettore viene trascinato nel vivo dell’azione. Ci ritroviamo accovacciati a terra a fianco di Miriam Piccoli, agente scelto che ha dedicato la vita al lavoro, donna fredda e dura, cresciuta in un mondo di uomini. I criminali, come se fossero stati avvertiti da qualcuno, sanno perfettamente dove sono nascosti gli agenti, che in pochi minuti vengono sorpresi e uccisi. Miriam, ferita, cerca disperatamente di salvarsi, quando compare una figura vestita completamente di nero, che nasconde il viso sotto un casco da motociclista. L’uomo in nero salva Miriam, che da quel momento inizia ad innamorarsi di lui.

I servizi segreti hanno opinioni discordanti sull’eroe mascherato. Li sta aiutando, questo è certo, ma ha dei metodi poco ortodossi e violenti. Alcuni agenti simpatizzano con lui, altri lo temono e vorrebbero vederlo al più presto dietro alle sbarre. Anche il lettore viene coinvolto sulla scelta da fare. Eroe o fuorilegge? La linea di demarcazione è molto sottile, e ben presto tutti si accorgeranno che tra il bianco e il nero ci sono infinite sfumature di grigio.

Le figure principali di questo romanzo sono donne. Donne forti e fredde all’apparenza, ma che pian piano andranno sgretolandosi. Donne buone e cattive, spesso messe in disparte, che si credono molto diverse, quando invece nascondono un sentimento comune. Vicino a Miriam troviamo Nadia Franchini, sfigurata dall’acido durante un’azione e costretta a lasciare il ruolo di agente operativo. Bravissima sul lavoro, viene spesso relegata nel suo ufficio a causa del suo viso deturpato. Dall’altra parte della barricata, l’organizzazione criminale è guidata dalla Signora, di cui nessuno conosce la vera identità, ma si dice sia una donna capace dei delitti più crudeli e sanguinosi.

Dopo il secondo salvataggio di Mirian da parte di Phantomatìk, il confine tra bene e male verrà completamente divelto. Miriam, ammaliata dai modi gentili del suo salvatore, riuscirà a strappargli un bacio senza però vederlo in faccia. Il lettore non potrà fare altro che affezionarsi all’eroe mascherato, un po’ come Robin Hood.

La scrittura di Gianluca Agomeri è brillante e scorrevole. Grazie a descrizioni dettagliate ma mai pesanti, sembra di vedere con i propri occhi i luoghi della vicenda. La trama, veloce e dinamica, trascina il lettore, rendendolo investigatore in prima persona, curioso di scoprire l’identitá dell’eroe mascherato.

A rendere la lettura del romanzo ancora più appassionante, sono i due principali colpi di scena. Il primo svelerà l’identità di Phantomatìk, lasciando anche il lettore più sagace senza parole. Il secondo, quasi alla fine, quando, durante un dialogo tra Miriam e la Signora, verranno svelati gli ultimi dettagli per mettere insieme le tessere del puzzle.

Una spy story, con un pizzico di urban phantasy, da divorare tutta d’un fiato.

Gianluca si presenta:

Nato a Roma tanto tanto tempo fa (non mi basta il fiato per spegnere più di quaranta candeline), vivo e lavoro all’estero (prima in Francia, poi in Inghilterra).
Quando racconto con orgoglio ai miei colleghi di aver pubblicato il mio romanzo Phantomatìk, tutti mi guardano con occhi sgranati: davvero un Ingegnere Aerospaziale può possedere una vena artistica? Impossibile, direte. Apparentemente, però, tra un calcolo e un algoritmo ci può scappare uno spazietto anche per quello.
Scrivo fantasy da una quindicina di anni e, tra romanzi terminati ma mai pubblicati e romanzi mai terminati, il mio cassetto è già stracolmo. Dopo aver vinto qualche premio in concorsi per racconti brevi, ho deciso di creare un personaggio diverso dal mio solito: così è nato Phantomatìk (il nome non è un’idea mia, ma di uno dei personaggi del romanzo, come si scoprirà leggendo!).
Per me, scrivere è divertente. Essere pubblicato è un motivo di orgoglio. Avere un papà come primo lettore è impagabile!

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