Il libro “Preghiera del mare” è stato scritto dall’autore afghano Khaled Hosseini, ed è stato pubblicato in Italia il 30 agosto 2018. La data di uscita di questo libro coincide volutamente con il terzo anniversario della morte di Aylan Kurd, un bambino siriano ritrovato morto annegato su una spiaggia turca.
“Mio caro Marwan”. È l’inizio della lettera che un padre siriano scrive al suo bambino, di notte, su una spiaggia buia, con persone che parlano “lingue che non conosciamo”. I ricordi di un passato fatto di semplici sicurezze, la fattoria dei nonni, i campi costellati di papaveri, le passeggiate nelle strade di Homs (una città del Siria vicina al confine del Libano) si mescolano a un futuro incerto, alla ricerca di una nuova casa. In un luogo dove “nessuno ci ha invitato”, dove chi vi abita ci ha detto di “portare altrove le nostre disgrazie”. Un futuro di attesa e di terrore, che comincerà al sorgere del sole, quando dovranno affrontare quel mare, vasto, indifferente e sconosciuto.
“Preghiera del mare” non è un romanzo, non racconta una storia, e soprattutto non ha un lieto fine. E’ un testo breve, scritto di getto in un pomeriggio. Khaled Hosseini viene a conoscenza della morte del bambino siriano di tre anni, Aylan Kurd, annegato nel Mar Mediterraneo mentre tentava la traversata. Decide così di scrivere questo libro, il monologo che un padre recita al suo bambino la notte prima di attraversare il mare. Questo monologo dovrebbe servire a consolare il bambino e a dar forza al padre, rimasto senza la moglie, per affrontare la loro nuova vita.
Ricordando i momenti felici, il padre ripensa alla sua giovinezza, ai suoi genitori e ai giochi che faceva con i suoi amici, ormai dispersi dalla guerra e dalla miseria. Il futuro che lo aspetta al di là del mare è tutto un’incognita. Eppure questa lunga lettera è un inno alla vita e alla speranza. Speranza per sé e per dare un futuro migliore al figlio Marwan. Una testimonianza molto forte, di chi affronta questo viaggio pericoloso verso l’ignoto senza sapere a cosa andrà incontro.
Khaled Hosseini scrive questo libro rivolgendosi a tutti i lettori: “i migranti siete voi, perché potrebbe succedere in qualsiasi momento qualcosa nelle vostre vite che vi costringa a fuggire”. In questo particolare periodo storico, in cui l’Europa preferisce non vedere la tragedia che giornalmente avviene nel Mediterraneo, l’autore dà voce ai migranti. Si mette dalla lor parte, partecipa alla lor paura e condivide i loro pensieri.
Un motivo ulteriore che spinge Hosseini a scrivere questo libro è che lui stesso è stato un migrante. Durante l’invasione sovietica dell’Afghanistan, Khaled era fuggito negli Stati Uniti con la sua famiglia. Proprio per questo l’autore invita tutti i lettori ad andare oltre l’etichetta di migrante. Spesso di questi tempi la parola migrante è associata a qualcosa di negativo, di cui si ha timore. Ma il migrante non è altro che una persona come tutte le altre, solo più sfortunata. Secondo l’autore bisogna tendere le mani verso queste persone, perché al loro posto potremmo un domani esserci noi.
Ho letto tutti i precedenti libri di Hosseini e mobile sono piaciuti. Questo è diverso, sembra quasi un libro per bambini. Non so dire se mi è piaciuto o meno. Di certo è particolare.